Il labirinto (Maze Runner) di James Dashner, la recensione

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E’ nelle sale, in questi giorni, il film Maze Runner – Il labirinto per la regia di Wes Ball, tratto dall’omonimo romanzo di James Dashner.

Sul filone di Hunger Games iniziarono a piovere saghe: dopo i due sfortunati innamorati di Federica Bosco, i terribili Hunger Games e le ribellioni di Divergent ecco che arriva Maze Runner.

Gli elementi ormai li conosciamo: protagonisti adolescenti, il più delle volte un mondo del futuro disfattista e dittatoriale, grandi difficoltà da superare, misteri o enigmi da risolvere, battaglie e combattimenti sempre per nobili cause quali giustizia, libertà nonché salvarsi la pelle.

Ovviamente anche stavolta siamo di fronte ad una trilogia, una formula ormai che pare piacere un po’ a tutti, lettori e scrittori.

Il labirinto (Maze Runner) – Il romanzo

Thomas si risveglia. E’ confuso, disorientato e si trova in un ascensore di metallo. Di se stesso non ha memoria. L’ascensore termina il suo viaggio e Thomas si ritrova accolto da una cinquantina di ragazzi come lui, in uno spazio circondato da alte mura. Un labirinto. Di notte le porte si chiudono ma la mattina si aprono ed i ragazzi vanno in esplorazione del luogo per comprendere l’enigma e ci sia modo di uscire dal labirinto o meno. Una cosa non proprio semplice, viste le creature che popolano il labirinto.

Dopo l’arrivo di Thomas accadono fatti strani: le porte del labirinto non si chiudono e dopo di lui, inaspettatamente, arriva una ragazza…è lei la chiave per risolvere l’enigma?