Caffè e Covid: come sono cambiati il mercato e le abitudini dei consumatori

Il COVID-19 ha modificato sensibilmente le abitudini di vita di milioni di italiani e, al contempo, ha avuto un notevole impatto sull’economia, anche a livello internazionale. Molte attività commerciali, specie in settori come quello turistico o della ristorazione, hanno dovuto chiudere i battenti per quasi due mesi, nel corso della cosiddetta “Fase 1” o “lockdown”. Questo ha costretto tanti consumatori a rivedere non solo le proprie abitudini, ma anche l’attitudine verso i consumi negli ambiti più disparati.

Il mercato del caffè in forte crescita

Corriere ordini del caffè online
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Uno dei settori che si è dimostrato particolarmente sensibile agli effetti del COVID-19 è stato il mercato del caffè (di cui l’Italia è il terzo esportatore al mondo dopo Germania e Belgio); le dinamiche di questo settore particolare, tutt’altro che marginale per alcuni comparti (Horeca su tutti), sono cambiate in maniera significativa negli ultimi mesi. Come riporta la versione online del quotidiano Repubblica, ad avere la peggio sono state le piccole torrefazioni; le aziende di dimensioni più contenute che hanno un volume d’affari non particolarmente sviluppato facevano affidamento soprattutto sul settore della ristorazione e della ricezione turistica. Di contro, i grandi produttori hanno potuto compensare le perdite grazie alle vendite al dettaglio, sia quelle realizzate attraverso i canali più tradizionali (i negozi fisici) sia tramite l’e-commerce, che ha fatto registrare una tendenza positiva non solo durante il “lockdown” – quando non era possibile andare a prendere un caffè al bar – ma anche nei mesi successivi. La presenza dei numerosi portali online, come ad esempio Outlet Caffè, che offrono la possibilità di ordinare una vasta gamma di cialde caffè direttamente da casa ha fatto da volano per la crescita di questa parte del settore. Positivi anche i dati inerenti alle miscele ed al caffè moka che durante i primi quattro mesi del 2020 ha fatto segnare un incremento delle vendite pari all’84% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (anche in questo caso, lo shopping online ha contribuito in maniera significativa).

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Il mercato italiano delle capsule di caffè

Gli italiani, infatti, secondo quanto emerge da una ricerca di TradeLab, non hanno perso il proprio amore per il caffè, anche durante le lunghe settimane di di quarantena; non è un caso se, come riporta un articolo de Il Sole 24 Ore, anche nei mesi successivi al “lockdown”, la vendita di cialde e capsule ha fatto registrare un incremento superiore al 20%; di contro, la situazione è più complessa di quello che potrebbe sembrare; Patrick Hoffer, presidente del Consorzio Promozione Caffè, ha così commentato lo stato della filiera: “Tutta la filiera è in crisi, ma ci sono delle differenze tra le varie torrefazioni. Quelle che operano nelle zone a forte vocazione turistica, come ad esempio Venezia o Firenze, registrano un calo degli ordini del 70% rispetto al volume pre-Covid. Anche a Milano la situazione non è tanto migliore: manca la clientela degli uffici, a causa dello smart working, mentre nelle località di villeggiatura frequentate da italiani la situazione è leggermente migliore. A livello nazionale, invece, le torrefazioni che servono le attività del settore Horeca hanno subito un calo medio del 50%”. Per dare un’idea di quale sia l’incidenza, basti considerare che in Italia esistono circa 800 torrefazioni e il 90 % di esse si basa sulle forniture alla attività del comparto Horeca (hotel, restaurant e catering), uno dei più colpiti dalla crisi causata dal COVID-19.

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In generale, il settore ha dato segnali incoraggianti, facendo registrare percentuali di crescita rilevanti dopo la sostanziale immobilità del 2019 (percentuali prossime allo zero rispetto al 2018); il punto è che sono principalmente i grandi produttori a trainare la crescita mentre gli operatori più deboli fanno fatica a riassorbire le perdite patite non solo durante il lockdown ma anche nei mesi successivi perché se da un lato è vero che quasi tutte le attività sono ripartire, dall’altro il loro volume complessivo di affari è ben lontano da quello che sarebbe potuto essere senza l’esplosione dell’emergenza sanitaria.

C’è inoltre un altro fattore da tenere in considerazione: il lockdown ha modificato le abitudini dei consumatori che, pur volendo tornare ad uno stile di vita come quello pre-COVID, dall’altro tendono ad abituarsi ad una ‘nuova’ normalità, in cui lo shopping online diviene la principale alternativa agli acquisti presso i negozi fisici, non solo per la maggiore praticità ma anche come strumento per evitare alcune possibilità di contatto fisico nei luoghi pubblici (gli “assembramenti” ancora vietati dal protocollo sanitario). Anche per questo, come sottolinea ancora Hoffer nell’intervista riportata da Repubblica, “prevedere quale sarà l’andamento dei prossimi mesi e dell’intero anno è molto difficile; molto dipenderà da quanti bar e ristoranti di non riaprire. Queste attività presentano una solidità finanziaria piuttosto delicata perché, essendo di piccole dimensioni, hanno più difficoltà ad accedere alle risorse erogate dal governo. Non bisogna dimenticare – conclude il presidente del Consorzio Promozione Caffè –  che tutto il flusso dei pagamenti si è bloccato nel momento in cui sono venuti meno gli incassi a causa del lockdown”.

Una grossa opportunità per le piccole torrefazioni

Il COVID-19 ha modificato sensibilmente le abitudini di vita di milioni di italiani e, al contempo, ha avuto un notevole impatto sull’economia, anche a livello internazionale. Molte attività commerciali, specie in settori come quello turistico o della ristorazione, hanno dovuto chiudere i battenti per quasi due mesi, nel corso della cosiddetta “Fase 1” o “lockdown”. Questo ha costretto tanti consumatori a rivedere non solo le proprie abitudini, ma anche l’attitudine verso i consumi negli ambiti più disparati.

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Uno dei settori che si è dimostrato particolarmente sensibile agli effetti del COVID-19 è stato il mercato del caffè (di cui l’Italia è il terzo esportatore al mondo dopo Germania e Belgio); le dinamiche di questo settore particolare, tutt’altro che marginale per alcuni comparti (Horeca su tutti), sono cambiate in maniera significativa negli ultimi mesi. Come riporta la versione online del quotidiano Repubblica, ad avere la peggio sono state le piccole torrefazioni; le aziende di dimensioni più contenute che hanno un volume d’affari non particolarmente sviluppato facevano affidamento soprattutto sul settore della ristorazione e della ricezione turistica. Di contro, i grandi produttori hanno potuto compensare le perdite grazie alle vendite al dettaglio, sia quelle realizzate attraverso i canali più tradizionali (i negozi fisici) sia tramite l’e-commerce, che ha fatto registrare una tendenza positiva non solo durante il “lockdown” – quando non era possibile andare a prendere un caffè al bar – ma anche nei mesi successivi. La presenza dei numerosi portali online, come ad esempio Outlet Caffè, che offrono la possibilità di ordinare una vasta gamma di cialde caffè direttamente da casa ha fatto da volano per la crescita di questa parte del settore. Positivi anche i dati inerenti alle miscele ed al caffè moka che durante i primi quattro mesi del 2020 ha fatto segnare un incremento delle vendite pari all’84% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (anche in questo caso, lo shopping online ha contribuito in maniera significativa).

caffè in tazza
caffè

Gli italiani, infatti, secondo quanto emerge da una ricerca di TradeLab, non hanno perso il proprio amore per il caffè, anche durante le lunghe settimane di di quarantena; non è un caso se, come riporta un articolo de Il Sole 24 Ore, anche nei mesi successivi al “lockdown”, la vendita di cialde e capsule ha fatto registrare un incremento superiore al 20%; di contro, la situazione è più complessa di quello che potrebbe sembrare; Patrick Hoffer, presidente del Consorzio Promozione Caffè, ha così commentato lo stato della filiera: “Tutta la filiera è in crisi, ma ci sono delle differenze tra le varie torrefazioni. Quelle che operano nelle zone a forte vocazione turistica, come ad esempio Venezia o Firenze, registrano un calo degli ordini del 70% rispetto al volume pre-Covid. Anche a Milano la situazione non è tanto migliore: manca la clientela degli uffici, a causa dello smart working, mentre nelle località di villeggiatura frequentate da italiani la situazione è leggermente migliore. A livello nazionale, invece, le torrefazioni che servono le attività del settore Horeca hanno subito un calo medio del 50%”. Per dare un’idea di quale sia l’incidenza, basti considerare che in Italia esistono circa 800 torrefazioni e il 90 % di esse si basa sulle forniture alla attività del comparto Horeca (hotel, restaurant e catering), uno dei più colpiti dalla crisi causata dal COVID-19.

In generale, il settore ha dato segnali incoraggianti, facendo registrare percentuali di crescita rilevanti dopo la sostanziale immobilità del 2019 (percentuali prossime allo zero rispetto al 2018); il punto è che sono principalmente i grandi produttori a trainare la crescita mentre gli operatori più deboli fanno fatica a riassorbire le perdite patite non solo durante il lockdown ma anche nei mesi successivi perché se da un lato è vero che quasi tutte le attività sono ripartire, dall’altro il loro volume complessivo di affari è ben lontano da quello che sarebbe potuto essere senza l’esplosione dell’emergenza sanitaria.

Il lockdown ha modificato le abitudini dei consumatori

cialde caffe
cialde caffe

C’è inoltre un altro fattore da tenere in considerazione: il lockdown ha modificato le abitudini dei consumatori che, pur volendo tornare ad uno stile di vita come quello pre-COVID, dall’altro tendono ad abituarsi ad una ‘nuova’ normalità, in cui lo shopping online diviene la principale alternativa agli acquisti presso i negozi fisici, non solo per la maggiore praticità ma anche come strumento per evitare alcune possibilità di contatto fisico nei luoghi pubblici (gli “assembramenti” ancora vietati dal protocollo sanitario). Anche per questo, come sottolinea ancora Hoffer nell’intervista riportata da Repubblica, “prevedere quale sarà l’andamento dei prossimi mesi e dell’intero anno è molto difficile; molto dipenderà da quanti bar e ristoranti di non riaprire. Queste attività presentano una solidità finanziaria piuttosto delicata perché, essendo di piccole dimensioni, hanno più difficoltà ad accedere alle risorse erogate dal governo. Non bisogna dimenticare – conclude il presidente del Consorzio Promozione Caffè –  che tutto il flusso dei pagamenti si è bloccato nel momento in cui sono venuti meno gli incassi a causa del lockdown”.

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