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TogglePrima che fosse Halloween era Ognissanti, eppure si continua a credere che in Italia la festa dei defunti e del terrore sia sbarcata con l’era del consumismo. Errato. La festa di Ognissanti è molto più vecchia dell’attuale Halloween, che a sua volta deriva dall’ancor più antico rito celtico Samhain.
Si pensa che Halloween sia una moda, ma in realtà la tradizione di ricordare i defunti, tenere lontani gli spiriti maligni, farsi scherzi ed intagliare zucche in Italia c’è sempre stata, è Ognissanti ed in ogni regione veniva celebrata in modi diversi. Lo è ancora ma gran parte delle tradizioni si sono perse. Halloween è un’occasione per tornare alle nostre origini.
La nascita di Ognissanti
Il giorno di Ognissanti venne istituito dalla Chiesa per soppiantare i riti pagani che si svolgevano fra il 31 ottobre ed il 2 novembre. I celti festeggiavano Samhain, il giorno dell’inizio dell’inverno e la fine di un anno ma anche la notte in cui gli spiriti potevano mettersi in contatto con i vivi. A questa festa furono associati i riti romani di Pomona, una festa agricola e pagana. Per porre fine a tutto ciò, la Chiesa, intorno al III secolo si parla di prime comunità cristiane che festeggiavano i santi, istituì il giorno di Ognissanti dedicato alla commemorazione dei defunti, dei santi ed alla preghiera. Precisamente il soppiantamento dei riti pagani, avvenne ad opera di Gregorio III mentre il giorno dei morti fu istituita dall’abate benedettino Odilone di Cluny, nel 998.
Ognissanti: la vigilia
Rimase di fatto che la popolazione in cui erano radicati i riti pagani, alla vigilia di Ognissanti, continuava a festeggiare l’arrivo dell’inverno, la fine dell’estate e quella notte di magia e spavento in cui si poteva parlare con i morti, vedere il futuro o semplicemente divertirsi con qualche scherzo.
Regione che vai, Ognissanti che trovi ovviamente. In gran parte delle regioni è sempre stata tradizione lasciare un lume acceso, acqua e pane per i cari defunti che andavano a visitare i vivi. In Val D’Aosta s’imbandivano delle tavole nei cimiteri, per i morti. In Lombardia nelle campagne si piazzavano coperte e lenzuola per far riposare i defunti.
In Sardegna i bambini lasciavano sul davanzale delle finestre un po’ di cibo per le “animeddas” ovvero le anime defunte e facevano il giro delle case, con una lanterna accesa, recitando filastrocche ed ottenendo in cambio dolciumi o piccoli regali mentre alcuni adulti si appostavano per strada per far loro degli scherzi. Infine dopo cena non si usava sparecchiare, la notte del 31, per accogliere i defunti.
In Val D’Ossola era usanza dopo cena recarsi al cimitero per lasciar le case vuote ai defunti.
Anche in Abruzzo è sempre stata usanza che i bambini bussassero alle case per chiedere un’offerta per i morti, dolci solitamente.
In ogni regione poi s’è sempre usato cucinare dei piatti caratteristici: Ossa di Morto, biscotti, Dita di strega, dita d’Apostolo, Stinchetti dei morti, Fave dei Morti etc. In Sicilia sono caratteristici i pupi di zucchero e la frutta martorata che leggenda vuole siano proprio i defunti a lasciare ai bambini.
Continuando invece con le tradizioni, a Massa Carrara le famiglie abbienti distribuivano doni alle più povere e alla mezzanotte si metteva attorno al collo dei bambini una ghirlanda di mele e castagne detta sfilza.
Nella zona del Monte Argentario invece si cucivano grandi tasche sui vestiti degli orfani, in cui si potevano mettere regali per loro e si lasciavano delle scarpine sulle tombe dei bimbi defunti.
A Bormio e a Vigevano si usava lasciare delle zucche piene di vino, le braci nel focolare, un secchio d’acqua e le sedie attorno al focolare.
Buoni festeggiamenti a tutti!
Fonte Immagini: Depositphotos