Ricorda che il dolore ci aiuta a crescere, e questo sarà di aiuto a noi e a chi ci circonda.

Se avevi concentrato tutti i tuoi sentimenti, tutta la tua vita, tutto te stesso su un’altra persona e avevi creduto che saresti stato ricambiato e che sarebbe durato “per sempre”, ora che tutto è finito, non avere rabbia rancore od astio verso chi ti ha fatto soffrire: anche se non quanto te, sicuramente ha sofferto.

Non augurargli del male

Non era l’essere perfetto che tu avevi idealizzato. Pensa sempre che riceviamo quel che auguriamo agli altri, quindi… AUGURA TUTTO IL BENE POSSIBILE.!

Entrare nei rapporti significa esporsi al rischio di soffrire, e la fuga dal dolore è quanto di più caratteristico della persona che ha la sindrome di Peter Pan. Nel suo mondo il dolore non esiste, perché non esistono i sentimenti. La sua vita è materiale, concentrata su come apparire agli altri.

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Quando imparerà ad amare sé stesso non davanti ad uno specchio, ma viaggiando nel proprio mondo interiore, scoprirà i propri limiti, la sua anima messa a nudo sarà lacerata dalla cruda realtà e imparerà a soffrire scoprendo i propri limiti, e finalmente imparerà ad amare.

Passa il tuo periodo di lutto, caccia fuori la tua rabbia, piangi tutte le tue lacrime, parla e sfogati con le persone che ti vogliono bene. La fine di un amore è un momento di crescita, ti fortifica e ti aiuta a maturare superando le difficoltà.

Fatti un esame di coscienza: pensa bene a cosa avresti dovuto fare e a cosa non avresti dovuto fare. E’ comodo scaricare sull’altro tutto quello che ci ha fatto soffrire. Ma non è così che funziona. Se vuoi guarire, perdonalo, e soprattutto perdona tè stessa.

Se un piatto o un bicchiere cadono a terra senti un rumore fragoroso. Lo stesso succede se una finestra sbatte, se si rompe la gamba di un tavolo o se un quadro si stacca dalla parete. Ma il cuore, quando si spezza, lo fa in assoluto silenzio“. (C.Ahern)

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