Il mondo della pittura vista con gli occhi di Domenico Monteforte

Domenico Monteforte

Quando si parla di pittura si hanno sempre davanti agli occhi le opere dei grandissimi Artisti che sono state realizzate nei secoli ma non sempre ci rendiamo conto di quanto l’Arte sia un vero e proprio linguaggio universale, una forza ed un potere che, forse, solo la musica può eguagliare. La pittura in particolare, poi, è “composta” per cosi dire, da molteplici tecniche che sono la sua “struttura linguistica”, pensiamo all’acquerello o alla pittura ad olio, l’ acrilica o la tempera.

Ognuna di queste diventa strumento in mano all’artista, che esprime il proprio valore al cavalletto scegliendo di volta in volta quale di queste sia più adatta al lavoro che sta svolgendo ed a ciò che vuole comunicare e, a volte, utilizzando insieme diversi “registri linguistici”.

Domenico Monteforte Collina-in-Toscana-olio-su-tela

La tecnica pittorica di Domenico Monteforte

Il lavoro artistico di Domenico Monteforte si può definire “materico” oppure acrilico o anche pittura ad olio, in realtà l’artista usa mescolare le tecniche fino ad avere un proprio linguaggio espressivo che comprende finanche l’utilizzo di pastelli o di matite nello stesso quadro.

Anni di lavoro e di affinamento hanno infatti portato Monteforte a cercare un’assoluta brillantezza nei colori, questa ricerca comporta dover usare diverse tecniche che possono essere apparentemente incompatibili tra loro (stesure di acrilico su campiture ad olio, ad esempio), ma che hanno una risposta pittorica ottimale per la ricerca artistica del pittore.

Girasoli Domenico Monteforte

Stesso dicasi per le preparazioni con le carte incollate o per le basi materiche ottenute con impasti acrilici particolarmente densi e corposi. Il lavoro artistico procede poi per sovrapposizione, ovvero una stesura pittorica sopra l’altra fino ad ottenere quel punto di cromatismo che sia perfettamente in sintonia con gli altri, cosi da avere una perfetta tonalità tra i toni di colore; questo tipo di ricerca e’parte fondamentale del lavoro di Domenico Monteforte.

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Per quanto riguarda poi i soggetti nella pittura di Monteforte, il paesaggio e’senza dubbio la chiave intorno al quale ruota tutta la produzione di questo artista toscano.

Domenico Monteforte Ulivo

Parlando con lui vi ripeterà che il paesaggio e’solo un pretesto, che in realtà la propria ricerca e’ tutta incentrata sul colore; questo in parte e’ sicuramente vero, ma come non lasciarsi affascinare dalle pinete versiliesi che spesso appaiono nei dipinti di quest’artista? Per non parlare delle dolci colline del Chianti  o dei campi di girasoli in Maremma . Un casolare, il rosso dei papaveri oppure i meravigliosi olivi di una collina nei dintorni di Pisa, ogni pretesto e’ buono per dipingere questa terra meravigliosa. Forse solamente nei notturni il pittore lascia trasparire un paesaggio che potremmo definire metafisico, al di fuori di questa realtà unica ed irripetibile che e’ la Toscana.

L’intervista a Domenico Monteforte

Le mostre internazionali e istituzionali che le vengono proposte in luoghi di particolare prestigio contribuiscono a identificare la sua ricerca come uno dei simboli di cultura e di arte della Toscana. Quando all’estero indicano un’opera di Monteforte parlano di Tuscany. Prova gioia o responsabilità nell’essere un simbolo per la Toscana?

Il mio lavoro, la mia ricerca pittorica si è sempre improntata sul paesaggio toscano, ho sempre voluto che questo tratto fosse ben riconoscibile nelle mie opere, addirittura ho dedicato più di una mostra a questo tema. A questo proposito ricordo “Toscana”, ad esempio, una mia personale a San Francisco del 2012 nella quale erano esposti oltre sessanta opere dedicate a questo tema. La stessa cosa è capitata in Cina nel 2015, sono stato cinque settimane a Nanjing e ho prodotto una serie di tele dedicate alla mia terra che sono state esposte in diverse città nei mesi successivi al mio rientro.Sono un pittore italiano, e ancora più precisamente TOSCANO! Lo affermo e lo rivendico senza problemi.

La sua è una pittura nella quale respiriamo il clima gioioso e a volte malinconico tipico della Toscana. Quanto appartiene quel paesaggio alla sua anima?

Il paesaggio toscano è dolce, il passaggio da un colore all’altro è una sequenza di mezzi toni che riempie gli occhi e fa sentire la presenza del Divino.
Vivo e sento profondamente tutto questo e credo si avverta molto bene nei miei lavori. La malinconia è comunque un tratto essenziale nella vita di un artista, è il sentimento che smuove l’animo e che fa vibrare corde profonde.
Quando l’animo è sereno allora ecco comparire i gialli, i rossi, i toni del viola.

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Cos’è la pittura e soprattutto quando un artista è un buon pittore?

La pittura è un linguaggio e come tale si sviluppa negli anni e nel lavoro. Uno può dirsi forse un buon pittore quando riesce a trovare e sviluppare un proprio linguaggio, non è detto che questo succeda, quando accade allora si è di fronte ad un artista.

Mentre dipinge ascolta musica? E se sì quale?

La musica è un elemento fondamentale del mio lavoro, è un colore in più sulla tavolozza, è la benzina che da energia e che mi fa dimenticare stanchezza e fame. Non riesco a lavorare senza musica, credo sia il mio più grande limite.
Ascolto principalmente musica classica o opera: adoro Verdi.

Da qualche mese si occupa anche di ideare e di realizzare libri di pregio. Cosa aggiunge questo impegno alla sua vita e anche ai suoi momenti da artista?

Ecco questa nuova fase della mia vita è una sorpresa davvero grande e inaspettata.

Sono sempre stato un grande appassionato della carta stampata, dei libri, e di come questi arricchiscano l’animo di chi legge. Non ho pretese di essere uno scrittore, per carità, mi limito a pensare e costruire progetti editoriali prima nella mia mente poi, avvalendomi di solidi professionisti, mettendo su carta quello che nella mia testa ha già preso forma da tempo.

Un lavoro faticoso ma davvero bello e che regala soddisfazioni incredibilmente grandi.

Gamberi Rossi crudi di Santa Margherita in salsa cocktail

A questo proposito voglio indicare “L’ARTE IN CUCINA, GLI ARTISTI INCONTRANO GLI CHEF” edito da GIORGIO MONDADORI, la collana editoriale che ho ideato e che curo ormai da diversi anni, il magnifico “ponte”tra le eccellenze enogastronomiche italiane e alcuni tra gli artisti più interessanti del nostro Paese.

Questa è la ricetta realizzata dallo chef del Bistrot di Forte dei marmi Nicola Gronchi insieme a Domenico Monteforte per la prima edizione de “L’arte in cucina

Gamberi Rossi crudi di Santa Margherita in salsa cocktail

Ingredienti per 4 persone

16 gamberi rossi di Sicilia Mazara del Vallo
1 ceppo di lattuga
mezzo chilo pomodori datterini
caviale Beluga qb
aceto di riso qb

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Per la mayonnaise classica

2 uova
50 g di olio di oliva
50 g di olio di semi
3 g di senape

Per la mayonnaise di crostacei

16 teste di gambero Rosso
100 g di acqua gassata ghiacciata
100 grammi di olio di oliva
2 g di sale.

Procedimento

Marinare i gamberi cinque minuti con aceto di riso, sbollentare la lattuga in acqua salata, filtrare e frullare.
Preparare un gazpacho con i pomodori datterini e frullarli.
Impiattare mettendo come base le salse ad effetto goccia:
gazpacho di pomodori, mayonnaise classica, mayonnaise di crostacei, salsa di lattuga.
adagiarvi sopra i gamberi marinati e decorare con caviale Beluga.
Servire

Buon appetito

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