L’essere immortale: non è l’uomo, ma una medusa

Diciamocelo, l’uomo ha inseguito la ricetta dell’elisir della vita eterna da quando ha poggiato il primo piede sul pianeta terra, è sempre stato un po’ il suo hobby, come fu per la ricerca del Santo Graal.

Ma avrebbe mai pensato che, un bel giorno, la risposta al suo tarlo sarebbe arrivata dal luogo più esteso del pianeta, il mare?

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Certo che sì, infatti un pool di ricercatori “Made in Italy”, più precisamente dell’Istituto Talassografico CNR “A.Cerruti”di Taranto e l’Università degli Studi di Lecce, ha scoperto qualche anno fa, lungo le coste dell’area marina protetta “Porto Cesareo”, un organismo simile alla medusa, esattamente la Turritopsis nutricula. Essa si caratterizza per il suo ciclo biologico inverso, ossia: giunto a maturazione sessuale, invece di invecchiare, ringiovanisce.

Lei infatti, dopo essersi riprodotta scende naturalmente sul fondale marino e inizia il processo che riporta indietro il suo l’orologio biologico. Questo fenomeno, chiamato scientificamente “transdifferenziamento” fa sì che l’essere vivente rigeneri parti del proprio corpo ormai degradate dalla naturale ossidazione cellulare, peraltro come già avviene in altri animali come la lucertola e il tritone che possono rigenerare parti del loro corpo.

Certo che i lettori il nostro blog avranno sicuramente letto del ritrovamento del famigerato pesce assassino “Scelleratus” nelle nostre acque nazionali. Sì, vero?

Come si dice, alla natura non manca il senso dell’umorismo visto che da una parte genera un essere di cui le sue carni portano alla morte e dall’altra un organismo che forse ci potrà svelare il segreto dell’elisir della vita eterna.

Cosa sia meglio per l’essere umano?

medusa
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3 Responses

  1. Mi dispiace arrivare in ritardo, ma questo Post mi ha posto notevoli interrogativi, quale sarebbe il nostro futuro di uomini se sapessimo cogliere ed utilizzare tali meraviglie del mondo animale?
    Grazie
    Elvio

    1. Ciao, questo è un mio punto di vista alla tua domanda. Fino ad ora l’umanità ha lasciato, col suo naturale ciclo vitale, il proprio patrimonio genetico che si è, usando una similitudine informatica, copiata e incollata di generazione in generazione. Siamo tanti sulla terra, davvero tanti, tante facce, tante forme sempre o quasi diverse eppure, qualche volta, anche se siamo dall’altra parte del mondo, scorgiamo quasi impercettibilmente somiglianze fisiche e caratteriali di persone che conosciamo o abbiamo visto per caso, non sappiamo nè dove nè quando, però ne avvertiamo le similiarità .
      Noi inevitabilmente ci evolviamo, ma c’è qualcosa di innato che persiste, a cui non riusciamo a dare un nome, qualcosa che ci portiamo dietro da sempre, da chi prima di noi ha vissuto le stesse esperienze. Ci domandiamo se un giorno possederemo la vita eterna? Se sì, credo che, non potendo più trasmettere quello che ho cercato di spiegare sopra, altro non potremmo essere che destinati alla dannazione eterna.

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