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ToggleE non va inteso solo come una “buona” pratica, perché, grazie ad esso, molte imprese possono perseguire gli obblighi introdotti dal Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019), aggiornato dal D.lgs. 136/2024, che impone alle imprese (escluse le ditte individuali) l’adozione di assetti organizzativi, amministrativi e contabili adeguati alla loro natura e dimensione.
L’obiettivo? Anticipare situazioni di squilibrio economico-finanziario e garantire la continuità aziendale. Ma anche in realtà nascenti, o di piccolo “calibro” il controllo di gestione, di fatto, dovrebbe sempre avere un ruolo centrale, perché aiuta a pianificare, misurare e correggere le attività aziendali sulla base di dati oggettivi e aggiornati.
Fatte le doverose presentazioni, veniamo al dunque: come si implementa un sistema di controllo di gestione in azienda? Quali sono i passaggi concreti, le competenze richieste e le norme da conoscere? In questa guida offriremo molte risposte in merito. Se poi si cerca una grande esperienza nel campo del controllo di gestione, è possibile affidarsi a professionisti del settore, come quelli di https://utilius.it/.
Cos’è e perché è fondamentale per ogni impresa
Il controllo di gestione è un insieme strutturato di attività, processi e strumenti finalizzati a monitorare l’efficacia e l’efficienza delle operazioni aziendali. Permette di confrontare i risultati ottenuti con quelli previsti, analizzando eventuali scostamenti e proponendo azioni correttive.
Contrariamente a quanto si pensi, non è una competenza riservata alle grandi aziende: ogni impresa, piccola o media, deve oggi dotarsi di un sistema di monitoraggio interno che consenta di governare l’attività con consapevolezza.
Come si avvia, concretamente, un sistema di controllo di gestione?
Il primo passaggio è sempre la definizione di obiettivi chiari, perché non si può misurare ciò che non è stato esplicitato. L’azienda dovrebbe innanzitutto stabilire cosa intende raggiungere sul piano economico, finanziario e operativo, quindi delineare traguardi specifici, realistici, misurabili, oltre che collocati entro un arco temporale definito.
È in questa fase che si fissano anche gli standard di riferimento, come i KPI, i benchmark di settore o i valori obiettivo del budget, che serviranno da bussola per orientare l’intera attività di controllo.
Una volta tracciata la direzione, si passa alla costruzione di un sistema che permetta di raccogliere i dati necessari per capire se si sta andando nella giusta direzione. La seconda fase, infatti, riguarda la rilevazione e la misurazione dei dati aziendali e l’uso di strumenti e processi per monitorare in modo continuativo costi e ricavi per area di business. L’obiettivo è quello di analizzare i flussi di cassa, misurare la redditività per centro di responsabilità e tenere sotto controllo gli indicatori patrimoniali e finanziari.
Ma avere i dati non basta. Serve interpretarli
La terza fase riguarda quella che, in gergo, è nota come analisi degli scostamenti: un confronto tra quanto pianificato e quanto effettivamente accaduto. Questo passaggio è utilissimo per comprendere cosa ha funzionato, dove ci si è allontanati dal percorso, e perché. L’obiettivo non è colpevolizzare, ma capire.
Quando i dati indicano che qualcosa non sta andando come previsto, è lì che bisogna intervenire. Le azioni correttive possono riguardare molteplici aspetti: l’ottimizzazione dei costi, la revisione delle politiche commerciali, il ripensamento della distribuzione delle risorse, la ridefinizione degli obiettivi stessi.
L’approccio più corretto, quindi, è quello ciclico: ogni intervento genera nuovi dati, che a loro volta alimentano una nuova analisi e una nuova fase di pianificazione.
Chi guida il processo? Il ruolo chiave del controller
Alla guida di questo percorso c’è il controller, figura centrale all’interno della funzione Amministrazione, Finanza e Controllo (AFC).
In molte piccole e medie imprese, dove non è possibile internalizzare questa competenza, il controllo di gestione viene spesso affidato a consulenti esterni, soprattutto nella fase iniziale di implementazione.
Il controller ha il compito di predisporre i budget, monitorare l’andamento delle performance aziendali, elaborare i report di sintesi e, soprattutto, supportare il management nelle decisioni.
È un ruolo che richiede competenze trasversali: capacità di analisi economico-finanziaria, padronanza dei KPI e degli strumenti digitali, ma anche attitudine alla comunicazione e alla collaborazione con i vari dipartimenti aziendali.
Non solo una “buona” prassi
La rilevanza del controllo di gestione non si limita all’ambito gestionale o strategico: è anche una questione normativa. Con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa, il legislatore ha introdotto l’obbligo per gli imprenditori di dotarsi di assetti organizzativi, amministrativi e contabili idonei a rilevare tempestivamente segnali di crisi.
Il riferimento normativo principale è l’articolo 2086 del Codice Civile, che impone all’imprenditore un dovere preciso di sorveglianza sulla salute economico-finanziaria della propria impresa.
Quindi si può dire che, per moltissime aziende, il controllo di gestione sia un valido alleato per garantire la conformità a questi obblighi e ridurre il rischio di responsabilità personali da parte degli amministratori.
Gli errori più comuni da evitare
Chi si approccia per la prima volta al controllo di gestione può incorrere in alcuni errori frequenti. Uno dei più diffusi è la definizione di obiettivi vaghi, non misurabili o troppo ambiziosi.
Altrettanto penalizzante è la mancanza di strumenti informatici adeguati, oppure la raccolta dei dati senza una loro reale condivisione con il management.
In alcuni casi, per esempio, il controller viene lasciato lavorare in autonomia, senza un reale collegamento con le funzioni strategiche aziendali, e questo è un errore grave: il controllo di gestione è un’attività che deve essere integrata nel processo decisionale, non relegata a un esercizio tecnico, a posteriori.
Dati e tecnologia: un controllo di gestione sempre più evoluto
Il controllo di gestione non è rimasto immune all’innovazione. Oggi esistono strumenti digitali che permettono di raccogliere dati in tempo reale, generare report personalizzati, visualizzare KPI su dashboard intuitive e persino sviluppare modelli predittivi grazie all’uso dell’intelligenza artificiale.
Queste tecnologie consentono di passare da un controllo retrospettivo a una gestione proattiva, basata su scenari previsionali, simulazioni e alert automatici. Grazie alla tecnologia, i processi, le analisi e gli interventi operativi diventano, via via, sempre più efficienti e tempestivi, quindi è importante che venga integrata senza timori, anche nel più tradizionale dei business.
L’obiettivo di un buon controllo di gestione, infatti, è rendere l’azienda resiliente, capace di adattarsi ai cambiamenti di mercato e di operare attraverso decisioni sostenibili.
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