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ToggleNelle ultime settimane si sta parlando sempre con maggiore insistenza di riqualificazione energetica degli edifici esistenti, ovvero della messa in opera di lavori destinati a incrementare il livello di efficienza, ridurre i consumi, limitare le emissioni di fattori inquinanti e, in sostanza, evitare sprechi e dispersioni controproducenti per chi vive in quelle abitazioni e per tutto l’ambiente.
L’ecobonus per spingere la riqualificazione
Il tema è in tendenza soprattutto perché, dopo tanto parlarne, è partito definitivamente il super ecobonus 110%, introdotto con il cosiddetto “decreto rilancio” dello scorso 13 maggio, che dà la possibilità di eseguire – a partire dal primo luglio 2020 fino al 31 dicembre 2021 – una serie di lavori per la propria abitazione senza dover versare neanche un euro di anticipo.
Come funziona l’ecobonus 110%
Su questo argomento c’è stata parecchia confusione, e anche se molti dei dubbi sono stati chiariti non è sempre facile comprendere quali tipi di lavori rientrino tra quelli oggetto del beneficio e quali ne sono invece esclusi. Un utile specchietto riassuntivo lo troviamo sul sito puntosicurezzacasa, che sintetizza le principali informazioni utili per chi intende beneficiare del bonus e intervenire con lavori di riqualificazione energetica per la propria abitazione.
In pratica, le persone fisiche che abitano in condomini ma anche in singole unità abitative possono ottenere il superbonus se avviano lavori di ristrutturazione che prevedano almeno uno di due interventi “trainanti”, ovvero:
- Sistemazione del cappotto termico interno o esterno dell’edificio.
- Sostituzione della caldaia tradizionale con una caldaia a condensazione o a pompa di calore.
Tali lavori permettono di attivare altri 5 tipi di interventi per cui è previsto lo sconto, tra i quali la sostituzione degli infissi. Per tutti questi lavori c’è l’obbligo di asseverazione da parte di un tecnico abilitato, che deve eseguire una diagnosi termica prima e dopo gli interventi e certificare che l’immobile ha ottenuto il miglioramento di 2 classi energetiche in base all’attestato di prestazione energetica (Ape).
Chi sostiene le spese per opere di riqualificazione energetica ha diritto a rimborso, che prende la forma di una detrazione dall’IRPEF, l’Imposta sul reddito delle persone fisiche.
Perché è importante la riqualificazione energetica degli edifici
Queste informazioni sono utili, ma per capire il motivo di questa spinta verso la riqualificazione energetica degli edifici dobbiamo fare un passo indietro e rifarci alle informazioni sulla spesa – e sullo spreco, spesso – dell’energia in Italia.
Secondo i dati dell’Agenzia Nazionale Efficienza Energetica, nel nostro Paese gli edifici sono “responsabili” di circa il 40 per cento del consumo energetico finale e di più di un terzo del totale delle emissioni di gas serra, soprattutto perché tre edifici su quattro non sono sufficientemente efficienti.
L’inefficienza degli edifici in Italia
Nello specifico, l’analisi rivela che sul territorio nazionale ci sono circa 2 milioni di condomini che ospitano 22 milioni di persone, e la maggior parte di questi risultano costruiti molto prima che entrassero in vigore le normative sul risparmio energetico negli edifici, che prevedono ad esempio la dotazione di impianto di riscaldamento centralizzato. Tradotto in altri termini, i loro consumi specifici sono molto elevati e rappresentano una forte voce di spesa sia economica (per le tariffe energetiche) che ambientale.
L’aspetto positivo è rappresentato dall’elevato potenziale di efficientamento di tali edifici, motivo che rende la riqualificazione energetica una assoluta priorità sia per diminuire l’impatto ambientale del semplice abitare, sia per ridurre significativamente la bolletta energetica delle famiglie.
Gli effetti dei bonus e degli interventi
Già negli anni passati erano stati messi in atto interventi in tal senso, ma alcuni fattori limitanti e criticità hanno ostacolato la piena realizzazione degli obiettivi.
Ad esempio, nel solo 2017 l’Ecobonus in Italia (consistente in detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio) ha attivato investimenti di oltre 3,7 miliardi di euro che hanno consentito di realizzare circa 420 mila interventi di riqualificazione energetica, con un risparmio di oltre 1.300 GWh/anno.
Eppure, come dicevamo, la situazione resta ancora complessa e migliorabile, e perciò si è deciso di puntare a questa manovra ancor più vantaggiosa per gli utenti, che si unisce anche a una detrazione fiscale pari al 50 per cento.
Il consumo energetico negli edifici
Ma perché gli edifici residenziali “consumano” così tanta energia? È chiaro che molto dipende dalle nostre attività quotidiane, che in larghissima parte necessitano di energia per consentirci di mantenere gli elevati standard di vita a cui siamo abituati (e basta pensare ai disagi causati da una minima interruzione di corrente elettrica nelle abitazioni).
In linea di massima, i principali usi energetici di una abitazione sono rappresentati dal condizionamento ambientale (per rinfrescare gli ambienti in estate e riscaldarli nella stagione fredda), dalla produzione di acqua calda sanitaria, dalla cottura dei cibi, dall’illuminazione e dal funzionamento degli apparecchi elettrici ed elettronici.
I singoli consumi sono influenzati anche dalla sua “qualità energetica” dell’edificio e delle apparecchiature in esso utilizzate (fattore tecnologico), e ad esempio un buon isolamento termico e la presenza di impianti e apparecchiature efficienti possono ridurre in maniera notevole i consumi e alleggerire le bollette. E sono proprio queste le leve su cui si può agire, puntando sul risparmio energetico (sensibilizzando alla diminuzione degli sprechi) e sull’efficienza energetica (uso razionale delle risorse).