Lalish: il luogo di culto in Kurdistan

In tanti interpretano il concetto di ‘viaggio’ come una vacanza, un modo per staccare dalle abitudini quotidiane ed immergersi in una realtà differente. Altri invece lo interpretano come sinonimo di avventura, scoperta di un qualcosa di nuovo, un arricchimento culturale. Tra questi vi sono coloro i quali cercano di coniugare le due cose, ritrovando la propria dimensione di pace e serenità proprio confrontandosi con la storia e le tradizioni di un popolo, di una località. Per loro, una tra le mete più indicate e tra quelle che negli ultimi anni sta raccogliendo un gran numero di visitatori è Lalish, il centro religioso degli yazidi al nord del Kurdistan Iracheno.Lalish: il luogo di culto in Kurdistan

Per avventurarsi alla sua scoperta è necessario ovviamente richiedere un visto con preavviso: generalmente questo viene rilasciato con facilità per una decina di giorni e viene consegnato all’arrivo in Kurdistan. Dal momento che i viaggi all’estero, specie in posti come questo in cui la lingua potrebbe rappresentare un problema, possono riservare degli imprevisti come lo smarrimento dei bagagli o la necessità di assistenza sanitaria, è consigliabile stipulare un’assicurazione di viaggio.

La fama di Lalish, a dispetto delle dimensioni, è derivata dall’essere il luogo di culto per eccellenza della comunità Yazidi, la quale può annoverare circa un milione fedeli, sparsi principalmente tra Siria, Iran, Turchia, Georgia, Iraq e Armenia. A fondamento del credo, la cui presenza in Medio oriente risale a oltre 4000 anni fa, vi sono diversi elementi, tra cui alcuni Cristiani e altri provenienti dal giudaismo cabalistico, dallo Zoroastrismo e dal misticismo islamico. Non a caso alcuni studiosi lo definiscono come una sorta di “museo” dei culti orientali.

Lo Yazidismo è fortemente legato a tradizioni e riti specifici, che ancora oggi vengono praticati con ossequio dai fedeli. Proprio questi sono motivo di interesse per le migliaia di turisti che intendono visitare la località, posta ad una sessantina di chilometri dalla più nota Mosul. Tra le celebrazioni più popolari c’è sicuramente il capodanno Yazidita, che si celebra in Aprile, sebbene i festeggiamenti avvengano soltanto il mercoledì successivo alla ricorrenza. Oggigiorno è possibile osservare da vicino e rimanere incantati di fronte al fascino che esercitano queste tradizioni millenarie, prender parte alle alle feste ed alle celebrazioni rituali in totale armonia con la popolazione locale. Un qualcosa di impensabile fino a qualche anno fa in Iraq, specialmente a causa del regime di Saddam che lasciava poco spazio a curiosi visitatori o esteti delle avventure in realtà così differenti ma così intimamente coinvolgenti.

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Lo Yazidismo, a dispetto della gran quantità di manifestazioni esterne è una religione interiore. Infatti le autorità non fungono affatto da interpreti o tramiti della volontà divina, come accade nelle principali fedi monoteiste, che si trova espresso nei testi sacri conservati tra Baghdad e alcuni luoghi del Kurdistan. Per gli Yazidi il matrimonio è una esclusiva degli appartenenti alla comunità, infatti si sposano soltanto tra di loro, accompagnati da musicanti che ne annunciano l’evento vagando per i villaggi della regione. Le preghiere non sono raccolte in una formula prestabilita, ma costituiscono una sorta di dialogo intimo, e sono rivolte principalmente al sole, inteso come fonte di vita e secondariamente alla comunità e all’umanità in generale.

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